Il piano cottura a induzione elettromagnetica e quello con resistenza elettrica stanno rivoluzionando il mondo della cucina in Italia e sono le soluzioni più sicure e più efficienti rispetto al piano cottura a gas. La cottura a induzione utilizza campi magnetici per generare calore direttamente nelle pentole, mentre la cottura con resistenza elettrica riscalda una piastra di vetro-ceramica che a sua volta riscalda la pentola.

La differenza fondamentale tra le due tecnologie è nel modo in cui generano il calore: quando si utilizzano pentole di acciaio di qualità, con tanto ferro ben distribuito sul fondo, l’induzione è più efficiente, il calore viene generato direttamente nella pentola, riducendo così le perdite di energia.

Come funziona

Un piano a induzione utilizza l’energia elettrica che attraversa i fili di rame avvolti in modo circolare in una bobina per generare un campo magnetico sotto la superficie in vetroceramica del piano cottura. Quando si accende il fornello a induzione, il campo magnetico generato dalla bobina interagisce con il fondo delle pentole in ferro o in acciaio magnetico, generando rapidamente calore per effetto joule nel fondo della pentola.

A differenza del calore generato da gas o resistenze elettriche, il calore indotto si concentra esclusivamente sul fondo della pentola, con dispersioni molto contenute nell’ambiente circostante. Questo meccanismo rende la cottura a induzione molto efficiente dal punto di vista energetico e permette un controllo preciso della potenza, quindi delle temperature e della velocità della cottura. Il piano cottura a induzione, come quello a resistenza elettrica, è molto facile da pulire perché è liscio e uniforme ed è anche molto resistente anche se non quasi indistruttibile come un piano cottura a gas in metallo.

L’importanza delle pentole

Un elemento fondamentale per l’ottimo funzionamento di un piano a induzione è la scelta delle pentole. Quelle in alluminio, in rame oppure in terracotta non possono essere utilizzate. Servono pentole specifiche che abbiano nel fondo una zona con ferro o acciaio ferromagnetico che sia in grado di convertire l’energia emessa dalle bobine del piano cottura a induzione in calore.

Questo tipo di pentole viene indicato chiaramente, sul fondo o nelle caratteristiche anche con loghi riconoscibili. Talvolta però non basta. In alcune pentole la zona con ferro è troppo piccola e copre soltanto una piccola parte del fondo. Il risultato è una enorme differenza nell’efficienza di produzione di calore che, nei casi peggiori, è più che dimezzata.

Un esempio classico è la differenza di efficienza tra due pentole economiche IKEA della stessa capacità, ovvero 5 litri e con lo stesso diametro. Per portare a ebollizione un litro d’acqua con temperatura iniziale di 10 gradi servono appena 4 minuti e 30 secondi con la pentola MIDDAGSMAT e quasi 10 minuti con la pentola HEMLAGAD. Scegliete pentole di qualità perché con prodotti inadeguati rischiate di mortificare l’efficienza energetica e allungherete i tempi di cottura.

Alimentazione, consumi e sicurezza

Prima di installare un piano di cottura a induzione bisogna verificare i limiti di assorbimento del proprio servizio di energia elettrica ma anche il corretto dimensionamento della linea, soprattutto quella che va dal quadro alla presa a cui sarà collegato il piano cottura a induzione. La cucina è la parte della casa più energivora: tra forno elettrico tradizionale, forno a microonde, friggitrice ad aria, lavastoviglie e piano cottura a induzione, l’assorbimento di picco potrebbe superare anche i 10 kW.

I piani a induzione possono essere alimentati con linea elettrica monofase e per alcuni modelli anche con due fasi. L’assorbimento massimo in alcuni casi supera i 6 kW di picco. L’assorbimento massimo, indicato per ogni prodotto, si realizza quando vengono accese contemporaneamente tutte le zone al massimo della potenza, situazione decisamente improbabile.

Nell’utilizzo comune, solo la cottura con acqua in ebollizione e le fritture in olio bollente necessitano di potenze elevate ma per periodi di tempo limitati, di solito inferiori ai 20 minuti. La cottura prolungata degli alimenti, come la carne, ortaggi, verdure, sughi e risotti, necessitano di potenze decisamente più ridotte.

Il piano a induzione consente di eliminare il gas dalla cucina, riducendo se non eliminando completamente tutti i rischi che derivano dalle perdite (come le detonazioni) e soprattutto dalla presenza di fiamme libere che possono provocare incendi e ustioni, anche gravi. Il piano a induzione non elimina il rischio di scottatura se si toccano le pentole oppure la zona del piano cottura che si è scaldata perché a contatto con il fondo della pentola.

Cosa offre il mercato.

I piani cottura a induzione hanno funzioni, caratteristiche e prezzi molto eterogenei. Si parte da poche decine di euro per i modelli più economici portatili per una sola pentola e si arriva a sfiorare i 5.000 euro (cinquemila!) per quelli più innovativi, da incasso, con larghezza di 80cm, con zone di cottura variabili che si adattano alle dimensioni delle pentole e con cappa aspirante integrata.

I modelli più comuni sono quelli da incasso con larghezza di 60cm con tre o quattro zone indipendenti e con prezzi a partire da circa 250 euro per i prodotti con prezzo più contenuto. Sempre più interessanti anche i modelli da incasso da soli 30cm, con sole due zone di cottura, per le cucine dove c’è meno spazio.